Annuario Istat 2016. Italiani sempre più anziani, insicuri e senza progetti per un futuro sentito come incerto

di redazione 29/12/2016 CULTURA E SOCIETÀ
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L'Italia è sempre più un Paese di anziani. Al 31 dicembre 2015 ogni 100 giovani c'erano 161,4 over65, rispetto ai 157,7 dell'anno precedente. Per quanto riguarda il confronto con gli altri Paesi europei, secondo gli ultimi dati disponibili (dicembre 2014), l'Italia era al secondo posto nel processo di invecchiamento della popolazione, preceduta solo dalla Germania. E' quanto si legge nell'Annuario dell'Istat per il 2016.

Nel suo Annuario l'Istat ha raccolto tutte le statistiche più recenti sul nostro Paese. I Comuni si fondono e scendono sotto quota 8 mila, per la prima volta da anni la speranza di vita si riduce, meno diplomati si iscrivono all'università, aumenta la percezione di insicurezza mentre la popolazione continua a invecchiare. Ecco i numeri più significativi

"Sommando ai disoccupati le forze di lavoro potenziali, ammontano a 6,5 milioni le persone che vorrebbero lavorare". Così l'Istat nell'Annuario statistico, che riepiloga la situazione sul mercato del lavoro nel 2015, spiegando che le forze di lavoro potenziali sono rappresentate da persone che non cercano un impegno ma sarebbero pronte ad accettarlo o che lo cercano ma non sono subito disponibili. Sono tutti quindi accomunati dal 'sogno' di avere un lavoro. 

Spesa pensioni sale ancora ma ritmo frena  - Per il pagamento di pensioni e rendite sono stati spesi 259,3 miliardi di euro, un esborso in "continua crescita nel tempo, ma con un rallentamento negli ultimi anni (dal +2,1% del 2012 al +0,7% del 2015) a seguito delle manovre di contenimento della spesa pubblica". Così l'Istat nell'Annuario statistico. Un "netto incremento" viene invece rilevato per le indennità di disoccupazione: la spesa dedicata è stata nel 2015 pari a circa 12 miliardi (+6,8%). Una "crescita molto elevata (+9,1%)" viene poi registrata per le prestazioni assistenziali, anche se nel 2014 il rialzo era stato ancora più forte (+20,3%). In entrambi i casi, spiega l'Istat, c'è l'effetto del bonus 80 euro.

Cresce livello istruzione ma calano iscritti a scuola  - Continua, per il quinto anno consecutivo, il calo degli iscritti al sistema scolastico: lo rende noto l'Istat nell'Annuario Statistico Italiano 2016, dal quale emerge però anche che il livello di istruzione degli italiani è in crescita. Nell'anno scolastico 2014/2015 gli studenti iscritti nei vari corsi scolastici sono stati 8.885.802, 34.426 in meno rispetto al precedente anno; un calo che riguarda le scuole dell'infanzia (-26.845), le primarie (-6.575) e le secondarie di primo grado (-22.037), mentre invece aumentano gli iscritti alle scuole secondarie di secondo grado (+21.031). La diminuzione, secondo l'Istat, è principalmente dovuta al calo demografico delle nuove generazioni, non sufficientemente compensato dalla crescente presenza nelle scuole italiane di alunni con cittadinanza straniera, che ammontano a 814.208 (9,2% degli iscritti). E sono le scuole del Nord e del Centro ad accogliere il maggior numero di studenti stranieri. Il tasso di scolarità si attesta ormai da qualche anno intorno al 100% per la scuola primaria e secondaria di primo grado, al 93,1% per quella di secondo grado. Il tasso di partecipazione al sistema formativo nel suo complesso risulta invece pari al 98,8%. Il livello di istruzione della popolazione italiana si è costantemente innalzato nel corso del tempo. Nel 2015 oltre tre persone su 10 hanno una qualifica o diploma d'istruzione secondaria superiore (35,6%), valore stabile rispetto al 2014, mentre cresce dal 12,7 al 13,1% la percentuale di chi possiede un titolo universitario.

Pensare che il 2014 era già stato un anno record, il più caldo del cinquantennio. Il clima del 2015 ha portato i termometri dell'Italia ancora più in alto, non di poco: minime medie mensili tra gli 1,3 gradi di febbraio e i 19,7 di luglio, massime tra 8,1 e 30,4 gradi. Sono valori nettamente superiori alla media registrata tra il 1981 e il 2010, per il mese di luglio addirittura di tre gradi. Non è un caso allora che gli incendi verificatisi nell'anno siano aumentati del 67%, a quota 5.442.

 Il nostro si conferma un Paese in crisi demografica. La popolazione residente scende a 60 milioni e 665 mila persone, il quoziente di natalità cala ancora da 8,3 a 8 nati ogni mille abitanti, i cittadini sono sempre più vecchi: per ogni 100 giovani ci sono 161,4 over 65. E in Liguria addirittura 246,5.   
 

Sole e dieta Mediterranea aiutano a sentirsi bene: in questo 2016 il 70,1% degli italiani definisce "buono" o "molto buono" il proprio stato di salute, anche se gli uomini sprizzano più energia delle donne (73,9 contro 66,4%) e quasi quattro cittadini su dieci, lo 0,8% più del 2015, sono affetti da una patologia cronica, dall'artrite all'ipertensione. La diminuzione dei ricoveri in ospedale prosegue ma va stabilizzandosi, mentre ha già invertito il suo declino il popolo dei fumatori: nel 2016 praticano la sigaretta il 19,8% degli italiani sopra i 14 anni, tre decimi di punto in più rispetto al 2014.
 
Criminalità.
L'ultima rilevazione dell'Istat è un po' vecchiotta, anno 2014, ma conferma il calo: sono stati 2,8 milioni, 46 ogni mille abitanti, i delitti denunciati in Italia, il 2,7% meno rispetto al 2013. Scendono omicidi e rapine, salgono furti e estorsioni. Ma a crescere, a dispetto dei dati, è soprattutto la percezione di insicurezza degli italiani: nel 2016 quasi quattro famiglie su dieci hanno indicato la criminalità come un problema della zona in cui vivono, nel 2014 erano tre su dieci.

Istruzione, meno iscritti all'università
Il livello di istruzione della popolazione italiana continua a crescere: al 2015 il 35,6% dei cittadini possiede un diploma di scuola secondaria, mentre sale dal 12,7 al 13,1% la quota dei laureati. Eppure nonostante i benefici in termini di occupazione che il titolo di studio garantisce, diminuisce di 0,6 punti percentuali il numero di diplomati che decide di iscriversi subito all'università: sono meno della metà. Tra i banchi, certifica l'Istat, sono più brillanti le donne: nel 2014 quasi il 40% delle 25enni ha conseguito un titolo universitario (almeno la laurea triennale), contro il 25,8% dei pari età maschi.
 
Lavoro, piccoli segni di ripresa
Lo sappiamo: nel 2015, complici gli incentivi per le assunzioni, l'occupazione in Italia ha ripreso a salire, di 186 mila unità. L'Istat però ricorda come alla fine dello scorso anno il numero complessivo degli occupati fosse ancora inferiore di 626 mila persone rispetto al 2008. C'è un solo settore in cui i valori di oggi hanno superato quelli pre-crisi: i servizi, dove si è concentrata quasi tutta la crescita di impiego. 

Famiglie, una boccata d'aria
Una ripresina insomma, più che una ripresa. E lo si vede anche dai bilanci delle famiglie. Nel 2015 la spesa media di un nucleo italiano è salita leggermente, a 2.499,37 euro, mentre la percentuale di quelli che hanno dovuto limitare la quantità o la qualità di acquisti alimentari si è ridotta dal 58,7 al 53,8%. Segno che un po' meno cittadini sono costretti a tagliare sui beni di prima necessità. 

Tempo libero, boom di musei e cinema 
C'è voglia di svago, questo è chiaro. Almeno a guardare i numeri da record registrati nel corso del 2015 da musei e monumenti statali: 43 milioni di visitatori, 2 milioni più del 2014. Boom anche degli spettatori al cinema, dove nel 2016 il 52,2% degli italiani si è recato almeno una volta, in crescita rispetto al 49,7% dell'anno precedente. Certo, la televisione resta di gran lunga il medium più amato dello Stivale, guardato dal 92,2% della popolazione. E l'Italia conferma pure il suo scarso amore per la parola scritta: nel 2016 le persone che hanno letto almeno un libro sono scese dal 42 al 40,5%.

Trasporti, tutti (sempre) pazzi per la macchina
Quando poi si tratta di spostarsi, gli italiani continuano a preferire l'automobile. Quasi sette lavoratori su dieci si recano al lavoro in macchina, così come (sul sedile del passeggero) il 37,3% dei ragazzi che vanno a scuola. Il risultato è che nel nostro Paese ci sono 37,3 milioni di vetture, 6 ogni 10 abitanti. C'è chi ci prova a usare i mezzi pubblici: nel 2016 i cittadini saliti su un autobus sono cresciuti dal 24 al 24,4% (66,7% nelle aree metropolitane), ma con livelli di soddisfazione in calo per puntualità, frequenza e comodità. E allora, meglio la coda in automobile.


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